Insieme sul Monte Cauriol
Il Monte Cauriol.
Parlare del Monte Cauriol senza inquadrarlo in un contesto più ampio sarebbe una cosa senza significato.
Il Monte Cauriol, m. 2493, fa parte della
catena porfirica del Lagorai che si estende dal lago di Caldonazzo
(Valsugana) al passo Rolle per oltre 55 chilometri.
La caratteristica orografica, fronti impervi a
sud, pendii scoscesi ma accessibili a nord, venne subito valorizzata
dal comando Austro-Ungarico, già impegnato da quasi un anno sul
fronte orientale, quale linea di difesa unica possibile, dopo la
rinuncia a contrastare la “battaglia dei forti”, nel settore
Valsugana, ingaggiata con l’Italia ancora negli ultimi decenni del
1800.
Tale scelta si rileverà quanto mai azzeccata; fatto salvo alcuni locali cedimenti (tra cui il Cauriol), terrà duro per tutta la Guerra fino a quando lo sfondamento avvenuto a Caporetto porterà le truppe qui dislocate, dell’una e dell’altra parte, a trasferirsi a sud per confrontarsi accanitamente sul Monte Grappa.
In questa ottica strategica le valli del
Primiero, Vanoi, Tesino e bassa Valsugana furono abbandonate dai
soldati Imperiali già il 24 maggio del 1915 lasciando le popolazioni
alla “clemenza del nemico”.
Gli Italiani che, in questa zona assegnata alla
I° armata, avevano solo compiti difensivi, assai lentamente
occuparono il terreno lasciato sguarnito, ma sempre pattugliato,
dalle truppe A.U.
L’inverno 1915-16 vedeva gli Italiani, nel Primiero-Vanoi, con le prime linee ancora assai lontane dal Lagorai: Forcella Magna, Cima d’Asta, Forcella Regana, Conte Moro, Cima di Mezzogiorno, Pralongo, Cima Valsorda, Gruppo dello Scanaiol, Forcella Calaita, Siror a salire sotto le Pale al Col Dei Cistri.
Nel 1916 venne incaricato il Generale Ferrari,
a capo dell’omonimo nucleo, di tentare una sortita partendo dai
passi San Pellegrino, Valles e Rolle, verso la Val di Fiemme. Il
progetto era “nel cassetto” fino dall’autunno 1915 ma fu rielaborato
(ed in questo proprio il suo limite) con mezzi ridotti rispetto
all’originario forse per “distrarre” l’avversario vista l’incipiente
6° battaglia dell’Isonzo che poi porterà alla presa di Gorizia.
Il sostanziale insuccesso delle azioni
principali verso la val di Fiemme, le cime di Bocche e Colbricon
nonché verso le principali forcelle della catena orientale del
Lagorai (Ceremana, Cece, Valmaggiore e Coldosè) determinò l’avvio di
azioni di disturbo sperando così di distogliere le attenzioni
Imperiali.
Fu così colto un parziale successo proprio sul
Monte Cauriol con la conquista della Cima principale che stimolò i
comandi italiani ad insistere dove un minimo risultato era stato
ottenuto.
Furono quindi conquistate le cime meridionali
del Cardinal e della Busa Alta.
Anche in questi casi le cime successive, forti
per natura, sbarravano il passo.
Furono fatti anche di tentativi di procedere
dalla Cima del Cauriol verso il passo Sadole, ma la resistenza del
“Piccolo” Cauriol, ardita barriera di guglie rocciose tra la Cima
principale e il passo, sbarrò fino all’ultimo le truppe italiane.
L’inverno 1916-17, il più nevoso del secolo, pose fine ad ulteriori velleità offensive anche per tutto il 1917 fino alla ritirata di Caporetto.
La battaglia per il Monte Cauriol
Il 22 agosto del 1916 il battaglione Alpini
“Feltre” usciva dalle posizioni di Forcella Magna, accompagnato
dalla 5ª Batteria da Montagna per una azione verso la “regione dei
colli” (era così chiamata la ampia zona oltre Forcella Magna
iniziando dal Col San Giovanni, Col degli Uccelli, Col dei Fiori,
Col del Latte e Coston di Cupolà).
Il generico ordine non lasciava presagire nulla
di quanto sarebbe avvenuto anche se il movimento del battaglione “Monrosa”,
partito qualche giorno prima da Forcella Regana, aveva fatto capire,
almeno agli ufficiali, che qualcosa di grosso stesse “bollendo in
pentola”.
L’ordine era di occupare il Col del Latte !
Occupata, senza colpo ferire, la posizione e
sistematavi la 5ª Batteria da Montagna alcune pattuglie eseguirono
delle azioni di disturbo lungo il Coston di Cupolà verso la Cima
Cupolà.
Verso la sera del 23 agosto 1916 arrivò
l’ordine: “attaccare risolutamente e a fondo, Cima Cauriol” (A.Manaresi
aiutante maggiore del btg. Feltre).
Con questo ordine si incaricava il Btg. Feltre
di conquistare la Cima dal versante sud e al Btg. Monrosa di
coadiuvare eseguendo la medesima pressione dal versante est.
La mattina del 24 agosto il Btg. Feltre inizia
l’attacco lungo il versante meridionale; un migliaio di Alpini (non
considerando gli altrettanti Alpini del Monrosa unitamente ad alcune
compagnie di Fanteria: possiamo stimare tra i 2000 e 3000 uomini)
contro meno di un centinaio di Austriaci e Ruteni.
Ciononostante il 24 e 25 agosto vedeva gli
Alpini inchiodati sul pendio meridionale subire l’efficace difesa
degli Austriaci comandati dal tenente Oskar Schmilauer.
Il 26 agosto, continuando la pressione degli
Alpini e ridottasi la forza difensiva avversaria, gli italiani
raggiungono la poi intitolata “Selletta Carteri” (dal nome
dell’ufficiale morto l’indomani nell’assalto alla vetta) dalla quale
era possibile interdire ogni efficace intervento di rifornimento
alla Cima. (La selletta è in realtà una breve interruzione del
pendio meridionale prima di riprendere, ancor più ripido, verso la
vetta ma dalla quale si controlla a breve distanza la dorsale ovest,
unica via utile per il rifornimento della Cima: il versante nord è
impraticabile).
In questa situazione, mentre il btg Monrosa
esegue delle azioni di disturbo sul versante est e verso la Forcella
tra il Cauriol e Cardinal (che sarà poi conquistata), all’alba del
27 agosto inizia lo scontro finale.
Ancora supportati dalla 5ª Batteria da Montagna lasciata a Cima Cupolà gli Alpini attaccano la vetta. Nonostante le forze sempre più ridotte a disposizione del Tenente Oskar Schmilauer essi resistettero fino a sera in attesa di impossibili rinforzi. Alle 19.50 la vetta del Cauriol passa in mani italiane.
Il Tenente Oskar Schmilauer, ferito e svenuto nel primo tentativo di contrattacco, viene evacuato dai propri commilitoni verso la Val di Sadole.
La Domenica del Corriere con un disegno di Achille Beltrame immortalava l’evento della conquista. Click per ingrandire